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Soarza

Turismo e Storia
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Soarza (Sfarsa)

Soarza è la maggiore delle frazioni di Villanova sull'Arda, per lungo tempo ha rappresentato l'insediamento di maggior rilievo presente sul territorio. Di probabile fondazione romana, la sua importanza storica è legata al fiume Po, con il suo porto ed i suoi mulini che hanno rappresentato per secoli una fonte di commecio, dazi e gabelle.
L'abitato originario, posto sulla riva sinistra dell'Arda ha conosciuto un progressivo abbandono, l'insediamento attuale si è sviluppato prevalentemente sulla sponda sinistra del torrente, oggi solamente un alveo asciutto (Arda Vecchia) dopo il taglio del 1853.
Lo sviluppo di Soarza è avvenuto linearmente lungo due direttrici principali, il resto dell'abitato è costituito dalle borgate "Cantarana" a est, "Il Forno" a sud, "Apostolica e Mercato" a ovest.
La singolarità di Soarza stà nel fatto che lo sviluppo recente è irrilevante, infatti, l'impianto insediativo e le aree edificate sono rimaste praticamente invarite dall'Ottocento ad oggi. I tessuti edilizi hanno subito in alcuni casi delle alterazioni e sostituzioni, ma le testimonianze storico-architettoniche del nucleo principale sono inalterate e ne fanno un prezioso esempio di insediamento agricolo ottocentesco.
L'origine del nome Soarza ha due diverse interpretazione, chi sostine derivi da "su-arsa" inteso come "arsa" dal sole, oppure "su-arsaia" (arsaia: la riarzaia e la riva alta del Po) inteso come villaggio "costruito sopra" all'asciutto, costruita sopra l'Arda.

La centralità di Soarza è caratterizzata dalla presenza della fattoria Pissavacca: un cancello monumentale impostato su pilastri in mattoni immette sul vialetto che conduce alla palazzina padronale. Quest'ultima è caratterizzata da un portico-passante centrale che consente di prolungare a perdita d'occhio l'impianto prospettico verso la campagna retrostante. Ai due lati della palazzina sono distribuite le strutture agricole di servizio mentre ai due lati dell'ingresso principale, sul fronte stradale, il complesso è chiuso da due lunghe e basse cortine di edifici a schiera di origine bracciantile, tipicamente padani, che costituiscono uno degli elementi più caratteristici del centro abitato.
Lungo la via Po la "stecca" abitativa è repplicata in modo assolutamente simmetrico anche dalla parte opposta della strada: la simmetricità è accentuata anche dal fatto che, verso ovest i due complessi edilizi terminano con due particolari torrette, poste ad efatizzare l'ingresso del paese.

Indicativo che il cosiddetto "ingresso" del paese si trovi in direzione del fiume Po, ora strada termina col fiume che un tempo probabilmente era la via d'accesso principale al paese.
Soarza viene citata nei documenti ufficiali per la prima volta nel 990, compresa tra le località in cui il monastero di S. Silvestro di Nonantola aveva possedimenti. Durante il '600 il feudo di Soarza e Brancere (località che oggi si trova in sponda sinistra del Po a seguito di una delle tante deviazioni del fiume) e Cignano è proprietà della famiglia genovese Costa. Il feudo di Soarza si rafforza e sviluppa negli annie la maggior parte delle cascine e poderi vengono realizzatti ed ammodernati tra l'800 e il '900 ad opera dei nuovi proprietari genovesi Picasso Ratto.

Numerose sono a Soarza le tracce dell'opera della Contessa Luisa Picasso proprietaria terriera e benefattrice del paese: lungo la via a lei dedicata si trova la chiesa in stile neogotico San Giovanni Battista del 1928 e l'asilo del 1915 e la Villa Costa. Quest'ultima era la residenza minore della famiglia e fu edificata alla fine del '600: la villa principale era situata nell'attuale area golenale a poche centinaia di metri a sud della borgata Mercato, di cui purtroppo è andata perduta ogni traccia.
Altro elemento caratteristico del paesaggio rurale si incontra appena fuori dall'abitato sempre lungo la via Po, al Rudon grande pozzo per l'estrazione dell'acqua del 1800, una struttura ottagonale con la centro un sitema di carrucole che metteva in movimento una catena munita di secchi, il tutto veniva azionato da un mulo o cavallo legato a una stanga che procedeva in senso circolare, molto diffusi nel 1800 ma ormai difficilissimi da trovare.

 
 
 
 
 
 
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